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Contrabbando

Contrabbando

 

Contrabbando deriva da „contra bannum“ , cioè contro la legge. Contrabbandare si intende di merci che passano clandestinamente la frontiera, senza pagare dazi doganali. Il fenomeno del contrabbando è già presente nei secoli passati e si intensifica con l’avvento del regno d’Italia e l’istituzione dei monopoli di Stato in Italia.
Durante la prima guerra mondiale le difficoltà in Svizzera di ottenere cibo, provocano un flusso del contrabbando dall’Italia verso la Svizzera.
Dopo l’8 settembre 1943, si crea una situazione caotica al confine e una fiumana di fuggiaschi: militari Italiani allo sbando, prigionieri alleati fuggiti dai campi e perseguitati politici, riparano in Svizzera utilizzando i percorsi del contrabbando.
In Svizzera la difficoltà di approvvigionamento di alimentari, ad iniziare dal 1943 richiama dall’Italia importanti quantità di riso. Il flusso verso l’Italia è caffè, tabacco e sale.
Dopo la seconda guerra riprende un contrabbando classico di tabacco e caffè che la Svizzera incoraggia, considerando gli spalloni come ausiliari del commercio che è denominato “esportazione 2”.
Contrabbando

Nella nostra regione a ridosso del confine Svizzero, nella Val Cavargna, favorito dalla posizione geografica e dalla scarsità di altri redditi, lo spallone e il contrabbando, sono protagonisti della vita locale.
A Brè sopra Lugano la base per la preparazione delle “brìcolle” è in una casa in alto al paese, in zona Prò, nella casa del “Re da Scima”, la cà dal Fredo.
Il percorso seguito è la salita al Matterone e poi dentro in “Belarma” in un sentiero che costeggia il ripido versante sopra il lago di Lugano.
L’organizzazione si articola in tre livelli: Il padrone che organizzava l’attività, il capo che prepara le imprese guidando i gregari e gli spalloni o uomini di fatica.
Sulle spalle il “sac” la “brìcolla” (una specie di zaino di tela grezza di canapa), ai piedi i “pedü” (anch’essi di sacco) col bastone e il “fùlcìn”, i contrabbandieri, in silenziose file, in tutte le stagioni, oltrepassano il confine sbarrato da una lunga rete metallica.
Quando venivano scoperti dalle Guardie di Finanza, gli spalloni tagliavano i “pàlen” (spallacci della bricolla) con il fùlcìn, lasciando il carico in cambio della libertà.
Gli anni 1950 fino al 1970 segnano un cambiamento e lo spallone d’un tempo che passa la frontiera con la “brìcolla” diventa una figura superata. Il contrabbando utilizza altri mezzi e altre frontiere.
Testimonianze sul contrabbando si possono approfondire visitando il Museo delle dogane alle “Cantine di Gandria”.